venerdì 17 luglio 2015

Recensione: uno, nessuno e centomila

Ecco finalmente la recensione di 'Uno, nessuno e centomila'!
Qualcuno vuole condividere i suoi pensieri su questo libro con me?


Titolo: Uno, nessuno e centomila
Autore: Luigi Pirandello
Casa Editrice: rivista 'Fiera letteraria'
Anno di pubblicazione:  1926   
Lingua originale: italiano 
Riconoscimenti: / /                        
Data di lettura: 9 giugno 2015          
Trama: Vitangelo Moscarda, uomo di buona posizione economica nel paese di Richieri, inizia a chiedersi come gli altri lo vedono e questo suo pensiero diventa un'ossessione, che lo porta quasi alla follia.
Recensione: Premesso che Pirandello è il mio scrittore preferito, anche questo libro non ha smentito la mia stima nei suoi confronti.
Mi piace il modo con il quale, ancora una volta, analizza la psiche umana. Infatti Vitangelo Moscarda, da un'osservazione fatta con noncuranza dalla moglie a proposito del suo naso pendente verso destra, del qual non si era mai accorto, comincia a pensare che ognuno vede la realtà in modo diverso dagli altri. Pertanto non esiste un Vitangelo Moscarda, ma centomila Vitangelo Moscarda, che però non sono realmente lui, quindi risulta essere nessuno. 
Questa convinzione del relativismo della realtà porta il protagonista quasi alla pazzia, tema caro a Pirandello  (cfr. Enrico IV), che sembra ritenere che i pazzi abbiano capito meglio la realtà, ma poiché quest'ultima è in contrasto col dire comune, sembra follia.
Un altro tema caro a Pirandello è quello della doppia identità, presente sia nel già citato "Enrico IV", ma anche in "Sei personaggi in cerca d'autore", "Il fu Mattia Pascal", "Così è, se vi pare" e in altre opere della letteratura come in "Dr. Jekil e Mr. Hyde" di Stevenson.
Questo tema qui è amplificato perché non si tratta di una doppia identità, ma di centomila identità diverse, che annichiliscono.    
In generale posso dire che si riconferma l'interesse per l'essenza dell'uomo, infatti in Pirandello è sempre presente il dramma del 'chi sono?'
In quest'opera Pirandello estremizza la corrente filosofica del relativismo, ma questo mi commuove perché mette in luce l'umanissimo desiderio di una realtà assoluta e quindi di una verità assoluta.
Per quanto riguarda lo stile, ho trovato quest'opera più filosofica delle altre he ho letto perché per buona pare del libro leggiamo i pensieri del protagonista che, anche se inseriti in una cornice narrativa, sono discussioni filosofiche, ma l'ho apprezzato ugualmente perché mi ha dato molti spunti di riflessione, che io cerco sempre nei libri.
CitazioneL'essere agisce necessariamente per forme, che sono le apparenze che esso si crea e a cui noi diamo valore di realtà.
Voto

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